martedì 31 ottobre 2017

ALLATTARE CON LATTE IN FORMULA

                 SOSTITUTI DEL LATTE MATERNO: le insidie della pubblicità
Esistono in commercio dei sostituti del latte materno che sono da considerare dei veri “salvavita”. Ci sono infatti neonati con malattie congenite gravissime, per fortuna estremamente rare come la fenilchetonuria, la malattia da sciroppo d’acero e la galattosemia, che non possono essere allattati con il latte materno, ma si possono alimentare solo con delle speciali formule prodotte artificialmente. Esistono poi degli alimenti speciali per i bambini che, durante l’alimentazione con sostituti del latte materno, hanno sviluppato una intolleranza alle proteine del latte di mucca (dal cui latte derivano tutti i sostituti). Anche questi sono latti speciali e devono essere prescritti in conformità a una patologia che il pediatra ha diagnosticato.     
In commercio esiste una grande quantità di altri sostituti del latte materno che la pubblicità accredita come alimenti "speciali" indispensabili per risolvere tutta una serie di problemi di salute del lattante: il latte per il bambino che ha il rigurgito, per quello che ha le coliche, per quello che ha la stipsi, per quello che non dorme, per quello che piange spesso, per quello che ha sempre fame, per quello che ha i genitori o il fratellino allergici e chi più ne ha più ne metta.   In realtà non c'è alcuna prova scientifica affidabile riguardo alla loro utilità e, dunque, non dovrebbero trovare spazio nella nutrizione del lattante; del resto sappiamo bene che la gran parte dei problemi alla cui risoluzione questi latti sono destinati, in effetti non sono patologie, ma solo fenomeni transitori che hanno bisogno più che di formule speciali, di spiegazioni e rassicurazioni da parte del pediatra.
A leggere poi le raccomandazioni che troviamo scritte sulle scatole c'è da mettersi le mani nei capelli: vorremmo mettervi in guardia per evitare che facciate cose inutili, o peggio, che possiate procurare un danno al vostro bambino.   Un'esempio? una pubblicità recita: "primi mesi di vita: il bambino ha naturalmente bisogno di liquidi, questa linea ne favorisce l'assunzione, dissetandolo e rendendolo sereno e tranquillo: le tisane sono già perfettamente zuccherate secondo le esigenze del bambino....."


 

Ma è possibile che un bambino nei primi mesi di vita abbia davvero bisogno di liquidi oltre a quelli forniti dal latte? La risposta è assolutamente no. Il latte è composto per oltre l’85% da acqua, e un neonato, fino a quando non comincia a introdurre alimenti solidi (e perciò fino al sesto mese di vita), non ha alcuna necessità di introdurre liquidi in aggiunta al latte. Solo in condizione di stress (febbre alta, diarrea, temperatura ambientale eccessiva) ci potrebbe essere la necessità di assumere acqua, o soluzioni reidratanti in aggiunta al latte materno, o un suo sostituto (se il latte materno non c’è o la mamma si deve allontanare); ma, appunto, acqua e solo in queste situazioni di emergenza, non bevande zuccherate e men che meno di tisane.
Un altro mito è l'orario delle poppate e la quantità di sostituto del latte materno da somministrare: nelle famigerate "raccomandazioni" tempi e quantità sono ben scanditi, quasi che tutti i neonati avessero le stesse esigenze; la realtà è ben diversa: le quantità indicate sono calcolate sulla base di un calcolo statistico che tiene conto del peso medio di un bambino, ma la media non corrisponde mai esattamente alla realtà; viceversa, sappiamo bene che ogni lattante è capace di autoregolarsi e che sin dall'inizio i genitori dovrebbero imparare a "sentire" le esigenze del bambino piuttosto che leggere le prescrizioni delle tabelle.   Il vero rischio è che i lattanti alimentati artificialmente possano prendere più latte del necessario perchè la regolazione del loro appetito viene forzata da chi offre loro il latte regolandosi sulla tabella stampata sulla scatola, piuttosto che sul ritmo naturale del bambino.
Articolo scritto da Sergio Conti Nibali, pediatra             
 UN ABBRACCIO A TUTTE VOI    Maria Rosa

  

giovedì 12 ottobre 2017

IL GIOCO SIMBOLICO








Verso i 18 mesi il bambino inizia l'attività rappresentativa, connessa allo sviluppo del linguaggio e della socializzazione e lo fa attraverso l'imitazione e il gioco simbolico cioè  il mitico "FACCIAMO FINTA CHE".

 Il gioco simbolico è una delle attività preferite dai bambini ed è anche una delle più formative dal punto di vista della sperimentazione e della rielaborazione della realtà in cui vivono; i bambini, infatti, hanno la possibilità di ricostruire a loro piacimento il mondo che li circonda, inserendovi emozioni, azioni e parole e avendo la possibilità di impastarle e maneggiarle nel modo che più li rassicura.                                                                                                                                                                             Uno dei modi per rendere il gioco ancora più speciale è quello di avere la possibilità di calarsi nei panni dei personaggi che entreranno nel gioco e vi assicuro che non serve essere dei sarti provetti, basta solo affidarsi alla fantasia.                                                                                                       Come?   Creando un angolo interamente dedicato ai travestimenti!                                                                                                                               Chi di noi non ha mai desiderato essere una principessa, un pirata o semplicemente ricalcare i gesti di mamma e papà?                                                Allora via, tutti a giocare con vecchi abiti e scampoli.                                              
 I genitori possono favorire queste capacità predisponendo un ambiente adatto con stimoli diversificati, mettendo a disposizione del bambino una cassetta dei travestimenti: è sufficiente una cesta o una scatola capiente e tutto ciò che di indossabile, ma non necessario, avete in casa: camicie vecchie di papà, scarpe della mamma, coperte, sciarpe, cinture, collane, borsette, cappelli, maschere, grembiuli, ecc.   L’idea di base è che il bimbo riesca ad utilizzarli da solo e come più gli piace, non sorprendetevi, quindi, se la camicia diventerà una gonna e una borsa colorata un cappello all’ultima moda…....la fantasia non segue le regole del guardaroba perfetto!



Ah, una cosa che non deve mancare, oltre allo specchio in cui ammirare soddisfatti i risultati, è la disponibilità di mamma e papà di farsi vestire dai bimbi; sia per immedesimarsi in un personaggio, sia perché il vostro bambino sta rimettendo in scena il momento della vestizione mattutina.                                                                                              Giocare insieme è un momento fondamentale: il bambino può confrontarsi con l’adulto (che ha molta più esperienza di lui del mondo reale e delle sue regole) e osservarne direttamente le reazioni; l’adulto, al contrario, ha la possibilità di rivedere le proprie modalità relazionali dal punto di vista del proprio figlio…c’è sempre da imparare!!!
Per giocare a “far finta” i bambini utilizzano oggetti, azioni, identità e situazioni come simboli, in modo da rappresentare qualcosa che non è presente, ma che si può immaginare. Non a caso, infatti, è chiamato gioco simbolico quello dove qualcosa viene utilizzata per “significare” qualcos’altro: un elemento fisicamente presente è usato per rappresentare un elemento assente nella realtà concreta, che viene quindi evocato attraverso la mente.
Si tratta di un comportamento che ha un' importante funzione nello sviluppo del bambino: giocando a far finta il piccolo racconta se stesso e il mondo dei grandi che lo circonda, sperimenta abilità cognitive e relazionali, apprendendo una nuova funzione della propria mente: quella di immaginare cose che non sono davanti a lui....e così un pezzo di legno diventa un cavallo, una tazzina vuota può contenere del tè, una bambola assume caratteristiche e volontà umane.  

Con il gioco del travestimento il bambino scopre e interiorizza un'altra immagine di sè allo specchio e ha la possibilità di riprodurre situazioni e atteggiamenti vissuti dal mondo adulto; si favoriscono pertanto lo sviluppo della creatività, della fantasia, un aumento di autostima e di iniziativa personale, rafforzando la capacità di relazione e socializzazione. 
Per i genitori e gli educatori è un'ottima occasione per cogliere eventuali difficoltà, paure, ansie, timori, desideri, emozioni del bambino: OSSERVARE per capire!!

A presto, un bacino rosa colore amore  Maria Rosa